Trasformare, a un costo contenuto, i rifiuti plastici raccolti in mare dai pescherecci in carburante per imbarcazioni ora è possibile grazie ad un prototipo portatile chiamato “marGenet”, messo a punto dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Venezia.
I rifiuti plastici dispersi in mare rappresentano un annoso problema ambientale e sanitario soprattutto vista la loro portata. Secondo il Wwf, ogni anno finiscono nel Mediterraneo 570.000 tonnellate di plastica. Per avere un’idea precisa dell’entità del danno ambientale è come se ogni minuto venissero riversate in mare 33.800 bottigliette di plastica.
Il dispositivo “marGenet” anche se ancora allo stato di prototipo è in grado di ricavare carburante dai rifiuti plastici attraverso un processo di pirolisi a basse temperature (un processo chimico in grado di decomporre i materiali mediante calore con formazione di molecole più semplici).
La prima fase della sperimentazione di “marGenet” consiste nel monitoraggio e quantificazione dei rifiuti depositati sui fondali (ad esempio reti da pesca, bottiglie, flaconi, taniche, buste, lenze) per poi passare al recupero e quindi al riciclo chimico. In pratica si possono utilizzare i rifiuti marini recuperati senza necessità di particolari pretrattamenti che caratterizzano i processi di riciclaggio di tipo meccanico.
Le prime sperimentazioni del prototipo sono state avviate già nel 2019 in due siti pilota del mar Adriatico: la laguna di Venezia e l’arcipelago di Cherso e Lussino, in Croazia e i risultati ottenuti sono stati incoraggianti.
Dal prototipo “marGenet” sono stati ricavati tre tipi di carburante: un carburante leggero e di alta qualità, che può essere utilizzato come materia prima per la produzione di nuovi polimeri vergini, il gasolio marino e olio combustibile intermedio.
I campioni di carburante ottenuti sono stati testati da laboratori specializzati per verificarne la corrispondenza con gli standard tecnici per i carburanti marini per garantire il rispetto delle normative in termini di prestazioni del motore delle imbarcazioni e di protezione ambientale. Alla fine di questa fase di controllo, il gasolio prodotto sarà consegnato ad alcune cooperative di pescatori che lo testeranno e forniranno feedback per perfezionare, se necessario, il processo di produzione.
Il progetto, e le sue prospettive di sviluppo vuole porre le basi per creare una filiera ecosostenibile per la gestione dei rifiuti che inquinano le nostre acque, capace di superare le normative che ostacolano la realizzazione sul territorio nazionale di impianti industriali di pirolisi alimentati dai rifiuti marini, e riuscire così a chiudere il ciclo del recupero delle plastiche.