Costruire un futuro verde e sostenibile è una missione titanica, che richiede di dover ripensare o addirittura ricostruire interi settori economici. Per questo, da quando la presidente della Commissione europea ha annunciato che avrebbe incentrato il proprio mandato sulla sfida ambientale del “green deal europeo”, l’interesse si è subito focalizzato su dove – e come – trovare le risorse economiche per ridurre del 40 per cento le emissioni di CO2 nei prossimi dieci anni e per azzerare l’impatto climatico dell’Europa entro il 2050.
Importanti risposte sono arrivate il 14 gennaio, quando la Commissione ha svelato gli attesissimi dettagli del piano di investimenti per la transizione verde dell’Unione. Un piano da mille miliardi di euro di investimenti sostenibili da mobilitare nell’arco dei prossimi dieci anni.
Dal bilancio dell’Ue per il 2021-2027 la Commissione ha proposto di destinarne il 25 per cento a una serie di programmi che in un modo o nell’altro risultano funzionali al green deal europeo (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia, Fondo europeo per lo sviluppo regionale, Fondi strutturali, Horizon Europe e fondi Life). È come dire che, ogni quattro euro che usciranno dal portafoglio dell’Unione, uno sarà “green”: una quota di spesa pubblica che non ha precedenti nel mondo.
Per raggiungere gli obiettivi del green new deal, la Commissione propone una serie di interventi strategici. Vediamone nel dettaglio alcuni tra i più rilevanti.
Rafforzare l’ambizione climatica dell’UE per il 2030 e il 2050. Forse la sfida più ambiziosa. Il green new deal dovrà concretizzarsi in una «normativa in materia di clima che preveda un obiettivo nazionale vincolante e applicabile all’intera economia di realizzare l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro il 2050 al più tardi ».
Fornire energia pulita, economica e sicura. Decarbonizzare il sistema energetico, revisionare della direttiva sulle energie rinnovabili, dare priorità all’efficienza energetica: queste le parole d’ordine con cui il documento punta a aprire la strada alle emissioni zero. La Commissione, conseguentemente, sottolinea «la fondamentale importanza di garantire in Europa il corretto funzionamento di un mercato dell’energia pienamente integrato, incentrato sui consumatori e competitivo» e «l’importanza delle interconnessioni transfrontaliere per un mercato dell’energia pienamente integrato».
Mobilitare l’industria a favore di un’economia pulita e circolare. Centrale anche la circolarità. Il Parlamento si impegna in « obiettivi per la raccolta differenziata, la riduzione dei rifiuti, il riutilizzo e il riciclaggio, nonché altre azioni specifiche quali la responsabilità estesa del produttore, in settori prioritari quali i rifiuti commerciali, i prodotti tessili, la plastica, l’elettronica, l’edilizia e l’alimentazione» oltre legiferare con il fine di «rafforzare ulteriormente le misure dell’UE contro l’inquinamento da plastica, in particolare nell’ambiente marino, e chiede una più ampia limitazione e la sostituzione degli articoli di plastica monouso».
Accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente
Tutte le diverse modalità di trasporto (stradale, ferroviario, aereo e per vie navigabili), nelle intenzioni della Commissione, dovranno contribuire pienamente alla decarbonizzazione, in linea con l’obiettivo di conseguire un’economia climaticamente neutra, riconoscendo nel contempo che si tratta sia di una sfida sia di un’opportunità e dare applicazione del «principio “chi inquina paga”.
Appare quindi evidente che la sostenibilità deve diventare il principio guida delle scelte future in ogni settore. Ma il Green Deal riuscirà a indirizzare per il verso giusto l’economia?